Approfondimento “Le ricette della signora Toku”

Approfondimento

“Le ricette della signora Toku” di Naomi Kawase

Le opere di misericordia: insegnare agli ignoranti
Insegnare agli ignoranti: in passato, come altre opere di misericordia, era un’attività per alleviare le storture di una società, per molti aspetti, ingiusta. Oggi, le stesse parole suonano male: l’Insegnare, specie quello scolastico è svalutato; e la parola “ignorante” è diventata un insulto, l’equivalente di ”maleducato”. Di più, al tempo di Wikipedia, di Google, dei notiziari no-stop…sembra impossibile essere ignoranti.
Alla base di tutto ciò c’è l’idea sbagliata che insegnare sia travasare informazioni nella mente (vuota) di chi non sa. Ecco allora lo studente che immagazzina tante nozioni per dimenticarle subito dopo la verifica; ecco i quiz televisivi pieni di domande solo su particolari insignificanti.
La prospettiva dev’essere molto diversa: come scriveva il poeta Yeats << la mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere>>. Insegnare allora diventa l’offrire occasioni, spunti che stimolano l’attività dell’individuo, che trasformano l’ignoranza in curiosità, in desiderio di apprendere, in cambiamento di atteggiamenti. Lo scopo: la crescita della persona e delle sue relazioni con il mondo e con gli altri.
Il discorso non riguarda solo la scuola. Superare, ad esempio, una forma d’ignoranza qual è l’attuale indifferenza per la politica sarà possibile non assimilando passivamente un’ideologia o studiando a memoria la Costituzione, ma attraverso un crescente interesse per la convivenza civile nella convinzione che essa riguarda ciascuno.
Ma interessi di questo tipo, vere motivazioni interiori possono maturare solo all’interno di una relazione tra persone per una specie di “contagio” che diventa reciproco perché, alla fine, insegnare è condividere una stessa condizione di vita in cui, nel medesimo tempo, si insegna e si apprende senza nessun complesso di superiorità o d’inferiorità. Vengono a proposito le parole, solo apparentemente superficiali, di una canzone di Battisti: << ti amo, forte, debole compagna che qualche volta impara e a volte insegna>>.
Quindi, quest’opera di misericordia non è un innocuo “fioretto” da anime gentili ma, poiché trasforma le relazioni tra le persone, diventa un’azione capace di rinnovare in profondità la nostra società individualista.
                                                                                                                                 Gianni Bonato

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