Quali responsabilità?
Il film “Piuma” visto con gli occhi di un’adolescente
La parola “Piuma” richiama alla mente
una percezione di leggerezza, ma il film ci presenta una realtà che non può
essere cambiata - la gravidanza di Cate prima degli esami di maturità – e che
richiede assunzione di responsabilità nuove rispetto al contesto
adolescenziale. Le relazioni umane che si instaurano, sia del mondo giovanile
che del mondo adulto, testimoniano che comunque il mondo va avanti nonostante
le nostre difficoltà.
Il film propone diversi schemi di
lettura delle situazioni vincolanti e delle loro conseguenze sul piano della
realtà: vincolante è la responsabilità della genitorialità che i due giovani
sono chiamati a vivere e che non avevano messo in conto; vincolante è il
cambiamento dei rapporti amicali in un’estate post maturità che vede sfumare le
vacanze in cui divertirsi insieme; vincolante è il dover accettare le
limitazioni fisiche imposte dalla condizione di gravidanza di Cate; vincolante
è l'evolversi del rapporto tra generazioni, dove i genitori impreparati si
trovano a dover gestire le nuove problematiche dei due ragazzi, incapaci di
decidere ed in balia degli eventi. Sembra che la realtà schiacci l’esistenza ed
il futuro delle persone, non c’è nessuno sguardo verso l’alto; ma allora come
fare?
Una scena del film propone una soluzione
che sembra indicare un atteggiamento di fuga dalla realtà: nuota semplicemente
sopra i problemi reali, non affrontarli di petto, evitali.
Secondo questa prospettiva il film
farebbe emergere una valutazione negativa della mia generazione di adolescente
….... c'è un problema? Si evita!
E invece no! ... non credo di
appartenere ad una generazione che cerca vie di fuga o scorciatoie per non
assumersi le proprie responsabilità! E’ vero, come adolescenti, facciamo fatica
ad accettare di essere consigliati perché vogliamo farcela da soli, vogliamo
provarci, vogliamo esserci pur nella consapevolezza di poter sbagliare. Sono le
situazioni contingenti di difficoltà che di fatto ci consentono di fare un
cammino di maturazione, di sperimentare la nostra libertà nel scegliere le
strade da percorrere. Non siamo destinati ad essere confinati in una “vasca da
bagno” dove tutto è sotto controllo, ma secondo la metafora della vita
rappresentata nel film dalle “paperelle” alla deriva in mare aperto, siamo
chiamati alla libertà e a solcare così l’intero mare della nostra esistenza.
Spetta a noi comunque decidere con quale stile di vita vorremo impegnarci nel
mondo, consapevoli che le situazioni vanno affrontate con senso di
responsabilità ma anche con quella leggerezza che ci consente di non rimanerne
schiacciati, cercando una profonda relazione, fondata sulla capacità di
accoglienza e di ascolto, con chi ci sta accanto: è la scelta in fondo che
fanno i due ragazzi di accogliere la figlia nonostante le difficoltà. Solo se sapremo
assumerci le nostre responsabilità fino in fondo la nostra “scia” potrà
diventare un riferimento per chi ci seguirà.
Teresa
Marocchi (17 anni)
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