Recensione Il sogno di Francesco


Il nuovo film sul santo di Assisi:Il sogno di Francescodi RenauldFely e AnauldLauvet

“Volevo aiutarlo ad avere gli strumenti per costruire un mondo migliore”. Attorno a questa frase, detta melanconicamente da frate Elia, ruota il film: “Il sogno di Francesco” di Fely e Lauvet.

Dopo importanti autori italiani, come Zeffirelli, Rossellini e la Cavani, anche questi due giovani registi francesi si sono interessati al santo di Assisi. Per loro stessa dichiarazione il film doveva presentare Francesco come  utopista, sognatore, creatore di idee e soprattutto, fecondo originatore di un nuovo modo di vivere la fraternità. In realtà la pellicola non si presenta come una biografia (contiene infatti anche inesattezze storiche), ma ha l’impalcatura di un rapporto dialogico e dialettico tra due persone e, in particolar modo, tra due modalità interpretative del vissuto evangelico.

Da una parte la radicalità dell’ideale, presentata nella totalità dell’abbandono vocazionale, dall’altra il tentativo e la difficoltà di renderla storicamente possibile. Il principio espresso nell’assolutezza del valore contrapposto allo sforzo di trovare una mediazione nel quotidiano umano. Da una parte Francesco, con la tenacia e la fermezza tipica dei santi, e al suo fianco Elia, uno dei primi compagni, con l’inquietudine e l’apprensione di chi spera e crede che un sogno debba trovare nella mediazione la sua realizzazione concreta.

La libertà narrativa dei registi in alcuni passi - quali un gesto disperato di Elia e la sua manipolazione occulta della Regola - potrebbe portarci a pensare ad un dualismo conflittuale storicamente poco attendibile.  Come se in Francesco ci fosse stata l’onestà e la coerenza estrema contro l’annacquamento tipico di un certo malcostume politico rappresentato da Elia. Una semplificazione non condivisibile che è in contraddizione con la fiducia che Francesco aveva riposto nel fratello di fede nominandolo addirittura suo vicario.

In linea con il tema della misericordia, filo rosso dell’intera rassegna, appare interessante la figura di questo frate che ha accompagnato il santo con la trepidazione di chi vuole trovare strumenti per costruire un mondo migliore.

La misericordia che Elia esprime è interessante per vari motivi. Il primo è che le sue azioni e i suoi pensieri manifestano un’attenzione e un accudimento amoroso tipicamente materno. Si prende cura di tutti e della salute di Francesco in particolare. In questo la regia non ha esagerato perché lo stesso Tommaso da Celano, biografo contemporaneo, dice che Francesco aveva scelto “Elia come madre per sé e come padre per i fratelli”. Poi il suo modo di vivere la carità è forse più vicino a noi, che mostriamo l’incapacità di un abbandono totale, come quello di Francesco, e viviamo l’occupazione (e la preoccupazione), come Elia, non tanto per il successo, ma per il buon esito dei risultati nella realizzazione del bene.

                                                                                                       Enzo Riccò

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