Recensione “Piuma” di Roan Johnson


“Piuma”  di  Roan Johnson

Un film sull’adolescenza nella “società liquida”

Migliaia di paperelle gialle, simili a quelle che usano i bambini nella vasca da bagno, galleggiano in pieno oceano in balia delle onde. E’ “l’immagine guida” che il regista Johnson usa nel suo ultimo lungometraggio dal titolo Piuma.

Presentato al Festival di Venezia 2016, il film è piaciuto al pubblico è stato snobbato dalla critica, che lo ha giudicato forse non sufficientemente colto per essere tra i candidati del Premio. In realtà la vicenda dei due diciannovenni borgatari romani, Cate e Ferro, dalla parlata dialettale un po’ coatta, ci riporta, anche se in modo esasperato, ad una riflessione sulla nostra società più profonda e complessa di quanto possa sembrare.

I due adolescenti sono figli immaturi di una comunità malata di futuro, che ha paura di fare scelte vincolanti, incapace di mettere in porto progetti a lungo termine e dove l’assolutizzazione delle pulsioni- cioè: è buono ciò che mi piace–risulta essere l’indirizzo di vita. Una umanità contemporanea che la CEI, nelle indicazioni pastorali per il decennio, ha definito attraverso il “modello della spontaneità” e che Umberto Eco, stigmatizza in modo ironico, nel suo libro pubblicato postumo dal sottotitolo: “Cronache di una società liquida”. Lo scrittore, facendo eco a Bauman, afferma che mancando i punti di riferimento tutto si dissolve in una sorta di liquidità valoriale.

Del resto nel film il legame con la definizione sintetica del sociologo polacco è abbastanza esplicito. Oltre alla inquadratura delle papere di gomma perse nell’oceano, ci sono due scene simboliche, di taglio surreale, dove i due giovani nuotano sopra una Roma sommersa dalle acque. Ma Cate e Ferro, anche se acerbi e impulsivi, non affondano e ne escono, alla fine, anche bene in mezzo ad una parata di genitori e parenti dalla immaturità sconcertante. Gli adulti, infatti, presentati volutamente a tinte forti, anziché essere elementi di relazione educativa, sono accentratori, autolesionisti, pavidi e sognatori di una fuga che li esoneri dalle responsabilità dovute.

In Piuma il riferimento alla misericordia è per mancanza. L’opera del consiglio di chi è nel dubbio è colpevolmente assente perché chi è chiamato a farlo è incapace di fermezza e di solidità.

Come non prendere seriamente l’invito dei vescovi italiani, nel documento prima citato: “Siamo di fronte ad una grande emergenza educativa”. La cosa interessante è che non chiedono anzitutto una educazione alla fede, ma un impegno ad ampio respiro che formi persone con tre qualità oggi necessarie: la solidità, la capacità di collaborare con gli altri e, soprattutto, la forza di dare un senso alla propria vita.

                                                                                                                 Enzo Riccò

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